14.12.2020Lombardia

Uno strumento IT per facilitare il dialogo tra i protagonisti della tutela dei prati e pascoli alpini: VegeT

I prati e pascoli alpini rappresentano agroecosistemi che sono un importante patrimonio culturale e biologico e hanno caratterizzato il paesaggio alpino per secoli, contribuendo al suo successo turistico.

Pascoli e prati sono sistemi seminaturali la cui origine risale al Neolitico, e richiedono una gestione regolare e periodica da parte dell'uomo: sfalcio, concimazione, talvolta irrigazione, pascolo di animali domestici e rimozione di arbusti. Questi interventi di gestione inducono una peculiare composizione floristica nelle diverse tipologie di prati montani che è poi strettamente legata alle pratiche di gestione oltre che all'area biogeografica. Tuttavia, questi ecosistemi, oggi, stanno subendo profondi squilibri e sono in rapido declino proprio a causa dell'abbandono delle aree montane da parte dell'uomo. Di conseguenza si assiste al progressivo abbandono delle pratiche agricole e quindi l'espansione delle foreste nelle aree un tempo occupate dalle praterie montane.

A causa della loro importanza biologica e paesaggistica, l'Unione europea ha incluso prati e pascoli tra gli ecosistemi da salvaguardare ai sensi della direttiva Habitat (92/43 / CEE), che è la più importante legislazione europea per la conservazione della natura. Tuttavia, per avere successo, tali interventi di salvaguardia devono coinvolgere numerosi attori con differenti ruoli ed expertise, che devono poter dialogare in maniera agile e comprensibile. Uno degli attori fondamentali del processo di salvaguardia sono i botanici, che, grazie alle tabelle fitosociologiche, riescono a definire le caratteristiche botaniche, appunto, dei prati e pascoli alpini.

I report prodotti da botanici e fitosociologi hanno un contenuto di informazioni molto elevato ma non sono talvolta facilmente interpretabili da parte di specialisti di altri settori, come agronomi, forestali e ingeneri naturalistici. Le tabelle fitosociologiche, infatti, sono molto lunghe e contengono tutti gli indici di abbondanza/dominanza di tutte le specie risultando poco dirette per un non-botanico.

In quest’ottica nasce il progetto del team di ricerca del CRC Ge.S.Di.Mont. del polo UNIMONT di Edolo, ovvero creare uno strumento di facile utilizzo che traduca i dati floristico-vegetazionali raccolti dai botanici in informazioni utili e comprensibili per i tecnici incaricati di fornire le linee guida per la gestione / conservazione / ripristino delle praterie montane alpine. Lo strumento, che si tratta di un software creato su una matrice excel, è stato elaborato utilizzando l’area studio della Valtaleggio. Lo strumento, nominato VegeT (“Vege” = vegetatione, “T” = tipo) permette di classificare prati e pascoli montani in base alla vegetazione secondo degli indici botanici che danno suggerimenti sulla loro gestione.

Ad esempio, un’area potrà essere inclusa nelle categorie prato, prato-pascolo, arbusteto o foresta e nelle categorie iperoligotrofico, oligotrofico, mesotrofico, eutrofico e ipereutrofico in base alla vegetazione. Il primo insieme di categorie dà indicazioni su operazioni di rimozione di arbusti e sfalcio, o sullo stato di abbandono e conseguente avanzamento del bosco nell’area, mentre il secondo insieme di categorie da indicazioni sulla necessità di aumentare/diminuire la concimazione. Ad esempio, nelle praterie oligotrofiche o mesotrofiche, la concimazione dovrebbe essere incoraggiata per preservare la presenza di specie che richiedono suoli più ricchi di nutrienti, mentre la fertilizzazione dovrebbe essere ridotta per le praterie eutrofiche come quelle che si trovano in alcune aree alpine gestite intensivamente o in aree in cui il bestiame sosta eccessivamente.

Lo strumento VegeT potrà essere combinato con altri strumenti per facilitare e migliorare i progetti di conservazione / ripristino delle praterie e dei pascoli montani, che oltre ad essere un patrimonio di biodiversità, sono risorse fondamentali per alcune filiere agroalimentari uniche e di qualità (ad esempio miele e formaggio) per favorire lo sviluppo sostenibile delle aree alpine come la Valle Taleggio, che in passato era un importante centro di attività agricole sostenibili e a basso input come pastorizia.

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