17.11.2021San Gallo

L’esercitazione dimostra che il cantone è preparato alla peste suina

Da martedì a giovedì scorso, il Canton San Gallo ha partecipato all’esercitazione nazionale «NOSOS 21», nell’ambito della quale si è simulata la gestione di un focolaio di peste suina africana.

Si tratta di una malattia infettiva che per l‘uomo non è pericolosa, ma che per maiali e cinghiali rappresenta un grosso pericolo. L’esercitazione ha mostrato che i protocolli cantonali esistenti sono validi e che le risorse in termini di materiale e personale sono disponibili.

La peste suina africana è una infezione da virus non pericolosa per l’uomo. I maiali e i cinghiali infetti, invece, muoiono nel giro di pochi giorni. Dal 2 al 4 novembre 2021 l‘Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (BLV) insieme ai servizi veterinari cantonali ha simulato lo scoppio di un focolaio nazionale di peste suina africana (PSA), malattia pericolosissima per maiali e cinghiali.

Nel Canton San Gallo la competenza per la gestione delle crisi da PSA spetta all’Ufficio per la tutela dei consumatori e di veterinaria (AVSV). In collaborazione con l’Ufficio per la natura, caccia e pesca, l’Ufficio forestale cantonale, l’Ufficio dell’agricoltura e lo stato maggiore cantonale, l’Ufficio per la tutela dei consumatori sotto la guida del veterinario cantonale ha simulato la diffusione della PSA in diversi allevamenti nell’area di Walenstadt e Flums nonché il contagio della popolazione di cinghiali nella Sarganserland.

Più di 50 tecnici al lavoro

All’esercitazione attuale questa settimana hanno preso parte quasi 50 tecnici tra veterinari d’ufficio, guardiacaccia, tecnici forestali, esperti di comunicazione, operatori della Protezione civile nonché una rappresentanza di polizia, vigili del fuoco e dell’associazione agricoltori. L’obiettivo di tutti questi interventi, conformemente alla legislazione in materia, è quello di bloccare lo scoppio della PSA tra i cinghiali, estirpare il focolaio, e così evitare il contagio degli animali domestici. Il danno economico di uno scoppio di PSA per la produzione suina, che nel Canton San Gallo occupa un posto importante con quasi 500 allevamenti, sarebbe ingente.

Durante l’esercitazione per esempio è stato simulato il blocco dell’accesso alle aree boschive nel perimetro del focolaio, impedendo di percorrere anche le aree circostanti - per i cani è stato ordinato l’obbligo di guinzaglio. La caccia è stata vietata e l’attività forestale limitata. Per gli allevamenti di suini nelle zone vietate sono entrate in vigore forti restrizioni per il trasporto di animali e per il monitoraggio sanitario.

Per la ricerca di cinghiali morti nelle aree vietate sono stati impiegati 200 operatori della Protezione civile e dei vigili del fuoco locali. Nel caso reale, le campagne di ricerca dovrebbero essere ripetute ogni paio di settimane. L’esperienza dello scoppio di focolai di PSA nei cinghiali in Belgio e Repubblica Ceca mostra che servono due anni per estirpare l’epidemia nei cinghiali. Sia la delimitazione di allevamenti infetti, sia l’abbattimento preventivo di animali e la ricerca di carogne di cinghiali con operatori e cani erano già stati oggetto di una esercitazione “sul campo” in primavera.

Potenziale di miglioramento per il flusso di informazioni

L’esercitazione ha evidenziato che il Canton S. Gallo fondamentalmente è ben preparato ad un possibile scoppio di PSA. La collaborazione tra gli uffici partecipanti e l‘organizzazione della crisi ha funzionato bene. I protocolli elaborati per il contenimento della PSA nei cinghiali e suini domestici complessivamente hanno confermato la loro validità. Un potenziale di miglioramento è stato riconosciuto soprattutto per quanto riguarda il flusso di informazioni. L’esercitazione ha anche fatto sorgere nuove questioni, che sono adesso state sottoposte agli esperti competenti.

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