29.07.2022Alto Adige

Linee elettriche isolate a beneficio dei gufi

In Alto Adige, le fonti di pericolo sulle linee elettriche sono state ridotte al minimo per meglio proteggere i volatili, in particolare il gufo autoctono, dalle folgorazioni.

L'avifauna dell'Alto Adige è varia e dovrebbe rimanere tale. Tuttavia, in Alto Adige esistono anche numerosi pericoli di origine antropica che minacciano la vita degli uccelli in zona. Tra questi vi sono i tralicci dell'elettricità: soprattutto i tralicci di media tensione (da 10 kV a 60 kV) rappresentano un grande pericolo per l'avifauna locale a causa delle ridotte distanze tra il traliccio e i fili elettrici o altri componenti sotto tensione. Particolarmente minacciato è il gufo, un rapace notturno protetto dalla Direttiva europea sulla conservazione degli uccelli selvatici.

Con misure mirate, la protezione dell'avifauna in Alto Adige viene ora gradualmente ampliata. Una di queste misure è l'identificazione e la mappatura delle linee elettriche e dei tralicci potenzialmente pericolosi. Questo perché gli uccelli possono innescare un cortocircuito o addirittura un guasto a terra durante l'avvicinamento e la partenza e rimanere uccisi. Ma anche i volatili appollaiati possono morire su una linea elettrica non appena entrano in contatto con materiali sotto tensione. Dal 2014, la Ripartizione Natura, paesaggio e sviluppo del territorio sta conducendo delle indagini e degli studi per migliorare la tutela dei volatili in Alto Adige.

Ora, in collaborazione con il maggiore distributore di energia elettrica dell'Alto Adige Edyna, sono stati "disinnescati" i primi tralicci elettrici: a Bolzano, tutte le parti portatrici di corrente della linea elettrica LMT 16 KV Erika sono state isolate con un materiale speciale. I costi ammontano a 48.000 euro, provenienti dai fondi ambientali della centrale elettrica di Cardano (vicino a Bolzano). "Sarebbe importante che la sicurezza degli uccelli fosse presa in considerazione già nella fase di progettazione e costruzione dei tralicci", spiega Giulia Ligazzolo dell'Ufficio Natura.

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