23.01.2020San Gallo

C’è speranza per i coregoni del Lago di Costanza

A novembre 2019 c’erano abbastanza coregoni in frega nelle acque del Lago di Costanza. Le autorità competenti hanno dato l’autorizzazione alla pesca.

All’inizio dell’inverno i coregoni nel Lago di Costanza nuotano verso i luoghi dove deporranno le uova. Una parte dei pesci in frega viene pescato dai pescatori professionisti per permettere la cova delle uova fecondate negli impianti di allevamento intorno al lago e poi reimmettere i giovani pesci nel lago a primavera.

Le previsioni negative non si sono concretizzate

A dicembre 2018 tuttavia per la prima volta dall’introduzione di questo metodo non si sono potuti prelevare i coregoni perché la pesca dei coregoni in frega ha dato scarsi risultati. Quest’anno la pesca è stata ancora più magra, cosicché non era escluso rinunciare di nuovo al prelievo. Contrariamente però a quanto previsto, il numero di pesci in frega nei fregolatoi è stato sufficiente, così da poter effettuare il prelievo. Complessivamente i 66 pescatori professionisti partecipanti hanno pescato in tutto l’Obersee ca. 1.440 litri di materiale ittiogenico, il che corrisponde a una quantità di ca. 90 milioni di uova – molto bassa rispetto agli anni passati. Ad eccezione dell’anno precedente in cui il prelievo non è stato effettuato, la quantità di materiale ittiogenico da più di 40 anni non scende mai sotto ai 1'900 litri. 

Ulteriori sviluppi indefiniti

Se le uova di coregone trasferite negli impianti ittiogenici statali rappresentano una speranza per la popolazione di coregoni nel Lago di Costanza, si vedrà nei prossimi anni. Il massiccio calo dei coregoni rappresenta una minaccia per la sussistenza dei pescatori locali.

Di sicuro la quantità di pesce pronto alla fregola è diminuita fortemente. La causa di questa dinamica è da ricercarsi in diversi fattori: il basso contenuto nutritivo del lago, il fatto che le larve di coregone vengono mangiate dagli altri pesci, e la concorrenza per il cibo da parte degli spinarelli, specie non autoctona, l’invasione della cozza zebrata, che ha alterato completamente la catena alimentare, nonché l’aumento del numero dei cormorani.

Ulteriori contributi