UNA VARIETÀ ANTICA SALVATA DALL’OBLIO CHE HA DATO VITA A UNA FILIERA DI PRODOTTI MONTANI DI PREGIO
La perdita di agrobiodiversità è un argomento di impatto globale e spesso i territori montani e marginali si possono intendere come le aree dove più facilmente queste varietà antiche (o in termine tecnico “landraces”) si sono conservate, grazie alle particolari condizioni di isolamento che caratterizzano tali territori. A livello locale, la Lombardia ha perso oltre il 78% della sua agrobiodiversità. Tra le 72 landraces lombarde ancora esistenti 13 sono mais (Zea mays L.) e solo 4 sono iscritte al Registro Europeo delle Varietà da Conservazione.
Di queste quattro varietà il Mais Nero Spinoso è stato salvato dall’abbandono dall’attività del centro di ricerca CrC Ge.S.Di.Mont. e del polo UNIMONT di Edolo, che nel 2015 congiuntamente ai Comuni di Esine e di Piancogno, ha avviato le pratiche per il suo inserimento nella sezione “Varietà da Conservazione” del Registro Nazionale di Specie Agrarie e Orticole (D.M. 17 dicembre 2010), lo strumento più importante per la tutela dell’agrobiodiversità nazionale. La procedura d’iscrizione si è conclusa con successo a gennaio 2016 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Ministeriale 14/12/2015: il mais nero spinoso presenta delle caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere, dunque è degno di tutela. In particolare, si è scoperto che tale mais, particolarmente pigmentato (color bruno-vinato) e rostrato e che ben si presta alla coltivazione in ambiente montano (anche a quote superiori ai 1000 metri), ha una notevole concentrazione di flobafeni e antocianine, notevolmente superiore al contenuto medio delle comuni varietà di mais moderne. Tali molecole sono importanti dal punto di vista nutrizionale, visto che ne sono state verificate le proprietà contro l’invecchiamento precoce. Questo testimonia come spesso le varietà antiche siano caratterizzate da peculiarità nutrizionali uniche che meritano tutela e valorizzazione.
A seguito dei recenti studi chimico-bromatologici e genetici condotti dai ricercatori dell’Università della Montagna del Polo di Edolo, la coltivazione del mais nero spinoso di Valle Camonica ha trovato nuovo impulso, suscitando l’interesse di vari agricoltori camuni che hanno deciso di coltivarlo. Ad oggi il mais nero spinoso, infatti, viene coltivato in diversi comuni della Valcamonica da circa trenta agricoltori (a partire da solo uno, la famiglia Saloni che, fortunatamente fino ad oggi, ha coltivato il seme ereditato dai nonni) e ha dato vita a diverse filiere interessanti oltre a quello tradizionale della polenta, come le produzioni dolciarie o la birra. A custodire il mais Nero Spinoso e le attività connesse è nata nel 2018 un’Associazione di Tutela. L'associazione "Mais Nero Spinoso", fondata nell'aprile 2018, nasce per valorizzare questo tradizionale e unico tipo di mais coltivato dal 1800 nella piana di Esine e Piancogno, che mantiene immutate le sue caratteristiche da allora.
L’attività di preservare e promuovere la biodiversità caratterizzante le Alpi risulta fondamentale per evitare l’oblio di prodotti unici e con essi l’identità, la storia e le tradizioni di un luogo.
¹Ge.S.Di.Mont - Polo di Eccellenza UNIMONT- Edolo - www.unimontagna.it